Ecco cosa sono i corridoi umanitari che permettono (o che dovrebbero permettere) di far evacuare i civili dalle città durante le guerre.
Le guerre, così come ogni altro tipo di evento, hanno un dizionario tutto loro fatto di termini che normalmente non vengono utilizzati. E’ così che si sente parlare di cessate il fuoco e di corridoi umanitari che vengono aperti nelle varie città che si trovano in uno stato di assedio. Ma cos’è un corridoio umanitario? Come funziona? Vediamo insieme nel dettaglio a che cosa ci si riferisce quando viene utilizzata questa espressione.
Corridoi umanitari: cosa sono?
I corridoi umanitari sono delle vie di fuga che, in uno stabilito periodo di tempo (che può essere di qualche ora), permettono ai civili di lasciare le proprie città per mettersi in salvo senza correre il rischio di trovarsi in mezzo al lancio di bombe o a raffiche di mitra. I corridoi umanitari sono quindi zone temporaneamente demilitarizzate.
La prima volta che questo termine è stato utilizzato è stata nel 1990. L’Istituto Internazionale del diritto umanitario ha spiegato che attraverso un corridoio umanitario: “possono transitare anche aiuti e assistenza. Il corridoio va rispettato e protetto dalle autorità competenti, e se necessario dalle stesse Nazioni Unite”. In pratica, nel lasso di tempo in cui viene attuato, è possibile anche far entrare aiuti per le popolazioni civili all’interno delle città. Spesso, infatti, nelle zone di guerra intervengono anche ONG e organizzazione varie ad aiutare i civili proprio attraverso i corridoi umanitari.
Corridoi umanitari: cosa succede a chi non li utilizza?
Il perfido di tempo in cui i corridoi umanitari sono aperti vengono decisi dalle due parti in conflitto. Coloro che non sono riusciti a mettersi in salvo nella finestra temporale prevista, se vengono trovati in strada rischiano di essere considerati dei combattenti nemici da parte dell’esercito occupante.